Lo Studio Legale Azzaro & Partners nell’affrontare processi tra loro assai diversificati attua comunque un modello relazionale molto personale in quanto presta molta attenzione alla persona ed alle esigenze personali del cliente. Dopo aver studiato la fattispecie di reato contestata illustra ai propri assistiti le diverse possibili scelte in rito e focalizza la propria attenzione sulle caratteristiche peculiari del singolo caso concreto, prestando particolare attenzione anche a quanto riferito dal cliente in ordine alle proprie esigenze ed alla volontà circa la definizione del processo, giungendo così all’individuazione della migliore scelta in rito e della migliore soluzione in relazione alle specificità del caso esaminato.
Un esempio del “modus operandi” descritto in premessa è rinvenibile in un altro caso avente ad oggetto una ipotesi di truffa ai sensi dell’art. 640 c.p. aggravata dal danno patrimoniale di rilevante gravità ex art. 61 n. 7) c.p. consistita nell’aver raccolto somme di denaro per la realizzazione di una piattaforma per lo scambio di merci con la possibilità da parte dei soggetti finanziatori di ottenere un profitto sulle somme investite. La suddetta fattispecie di reato viene contestata a dodici imputati tutti a vario titolo coinvolti nella truffa. Uno degli imputati del reato, il sig. Ernesto Verdi (nome di fantasia) si rivolge allo Studio Legale Azzaro & Partners sostenendo di essere del tutto estraneo ai fatti che gli vengono contestati.
Anche in tale caso, notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari ex art. 415 bis c.p.p. e nonostante il procedimento fosse incardinato in Foro fuori Regione, si è immediatamente provveduto a estrarre copia del fascicolo d’indagine ed in pochi giorni, grazie ai moderni sistemi di richiesta telematica i difensori sono stati in grado di esaminare i numerosi documenti che costituivano il castello accusatorio dei PM titolari dell’inchiesta.
Dopo un attento studio degli atti l’assistito, che non risiede a Firenze, è stato ascoltato mediante riunione su piattaforma telematica e nel corso della riunione sono stati adeguatamente illustrati sia il contenuto degli atti di indagine sia le alternative in ordine alla individuazione del rito processuale percorribile.
In questo caso, alla luce di quanto emerso dagli atti d’indagine e sulla base delle spiegazioni fornite dall’assistito circa la propria posizione e le proprie condotte, è stato scelto il rito ordinario e, dunque, il dibattimento con escussione testi a difesa e produzione di prove documentali.
Le prove raccolte dagli inquirenti infatti, pur molto copiose ed articolate, non coinvolgevano direttamente il sig. Ernesto Verdi al quale sembravano estese le fattispecie di reato contestate agli altri imputati in ragione di una sua presunta partecipazione al consiglio direttivo della società i cui membri erano a vario titolo coinvolti nel reato contestato. Tuttavia dagli atti di indagine non risultava alcun documento che domostrasse un suo coinvolgimento personale né alcuna delle testimonianze raccolte dagli inquirenti ripostava il suo diretto coinvolgimento, né dretto né indiretto, negli atti costiturenti la fattispecie della truffa.
Dunque la scelta del dibattimento è sembrata la migliore strategia per la difesa del sig. Ernesto Verdi che con ogni evidenza risulterà estraneo ai fatti.